Sclerosi Laterale Amiotrofica

La sclerosi laterale amiotrofica, più comunemente nota come SLA o malattia dei motoneuroni, è una malattia neurodegenerativa rara che colpisce i neuroni di moto (motoneuroni) del sistema nervoso centrale.

 I neuroni sono le cellule principali del sistema nervoso centrale e periferico. Il cervello contiene circa 100 miliardi di neuroni interconnessi tra loro. La loro unzione principale è lo scambio di informazioni che avviene tramite le sinapsi. Il neurone è formato da tre porzioni: il corpo cellulare, i dendriti e l’assone. I dendriti sono i prolungamenti che si diramano dal corpo cellulare e alla propria estremità presentano sinapsi che permettono al neurone di ricevere informazioni dai neuroni con cui è connesso. L’assone, un prolungamento di forma tubulare deputato alla trasmissione dei segnali dal centro verso la periferia, è avvolto da una guaina lipidica (la guaina mielinica o mielina), che contribuisce ad isolare le fibre nervose e ad aumentare la velocità di trasmissione dell’impulso.

In base alla funzione, i neuroni possono essere classificati in:

  • Neuroni sensitivi (tattili, visivi, gustativi ecc.), deputati a ricevere segnali sensitivi e sensoriali dalla periferia. Sono cellule che trasmettono le informazioni in direzione centripeta. Le patologie che colpiscono il neurone sensitivo periferico sono chiamate neuropatie sensitive (la più comune è la neuropatia diabetica).
  • Interneuroni, deputati all’integrazione dei segnali in ingresso e in uscita.
  • Motoneuroni, deputati alla trasmissione dei segnali dal centro verso la periferia. Prendono contatto con cellule effettrici come le cellule muscolari, dunque, l’esito della loro degenerazione, è l’atrofia muscolare. I muscoli colpiti sono quelli che permettono di parlare, respirare, camminare, deglutire, afferrare aggetti, compiere movimenti fini. I muscoli oculari  sono colpiti molto raramente dalla degenerazione ed i neuroni sensitivi sono classicamente risparmiati.

Attualmente non si conoscono le cause della SLA dunque non esiste un trattamento mirato. L’ipotesi eziologica del danno tossico dei motoneuroni con conseguente degenerazione è quella che finora ha riscosso più consensi, tanto che è stato introdotto nella pratica clinica un farmaco (Riluzolo) specifico.

I sintomi della SLA compaiono in modo graduale e variabile. In alcuni casi all’esordio sono coinvolti i muscoli della fonazione e della deglutizione causando disfagia (difficoltà ad ingoiare) soprattutto per i liquidi e disartria (linguaggio biascicato e difficoltà ad articolare le parole). In altri casi le manifestazioni iniziali riguardano le estremità degli arti superiori (atrofia dei muscoli della mano, impaccio nei movimenti fini che non rendono possibile afferrare oggetti come le posate, scrivere o compiere altre operazioni manuali) o degli arti inferiori (difficoltà nel camminare, nel salire le scale, caduta della punta del piede con rischio di inciampare durante il cammino, atrofia dei muscoli della loggia anteriore della gamba che portano in alto il piede e le dita). Molto spesso all’inizio della malattia sono presenti fascicolazioni (movimenti vermicolari dei muscoli visibili nei muscoli a riposo e percepiti come guizzi sottocutanei improvvisi) e crampi soprattutto agli arti inferiori.

Trattandosi di una patologia rara la diagnosi accurata è possibile solo nei centri di riferimento per SLA.

Una diagnosi corretta richiede:

  • Esame neurologico;
  • Elettromiografia (EMG);
  • Elettroneurografia (ENG);
  • Esami radiologici: risonanza magnetica nucleare (RMN);
  • Test di laboratorio volti ad escludere altre patologie che condividono alcune caratteristiche con la SLA.

Altri esami opzionali sono:

  • studio genetico: SOD (se si sospetta una SLA giovanile), TDP43, FUS-TLS, C9ORF72, PROGRANULINA;
  • fibrolaringoscopia intradeglutitoria;
  • spirometria;
  • monitoraggio cardio-respiratorio notturno;
  • PEM E PESS.

Le malattie più comuni che possono entrare in diagnosi differenziale con la SLA:

  • neuropatia multifocale motoria (MMN);
  • mono e multineuropatie; polineuropatia motoria;
  • atrofia muscolare spinale dell’adulto (malattia di Kennedy, SMA IV);
  • mielopatia cervicale spondilogenetica;
  • malattie della cerniera atlo‐occipitale (Arnold‐Chiari I‐II) e spina bifida;
  • miopatia a corpi inclusi;
  • neuropatia da gammopatia monoclonale MGUS, macroglobulinemia di Waldenstrom, mieloma osteosclerotico);
  • turbe endocrine non maligne (ipertiroidismo, iperparatiroidismo, ipogonadismo);
  • linfoma;
  • infezioni (in particolare HIV‐1, lue, brucellosi);
  • intossicazioni esogene (piombo, mercurio, manganese, alluminio, pesticidi ecc);
  • siringomielia;
  • Malattia di Hirayama.

Non esistono attualmente farmaci capaci di modificare in modo sostanziale il decorso della malattia. 
Le uniche cure disponibili servono a rallentare la progressione dei sintomi e a ritardare la comparsa delle complicanze. L’unico farmaco approvato è il Riluzolo che ha la funzione di ridurre i danni provocati dall’eccessivo rilascio di glutammato.

Sebbene non si possa curare la malattia, si può migliorare la qualità della vita del paziente e ritardare l’exitus trattando i sintomi con:

  • Fisioterapia: ha lo scopo di rallentare l’instaurarsi della paralisi stimolando le unità motorie superstiti.
  • Terapia del linguaggio: nei casi in cui è compromessa la capacità di comunicare è possibile stimolare il paziente tramite esercizi mirati. Nel caso in cui la funzione del linguaggio sia drasticamente compromessa è possibile far uso di computer e tablet per la comunicazione.
  • Alimentazione artificiale: è possibile praticare un intervento chirurgico di gastrostomia percutanea che permette di nutrire il paziente introducendo le sostanze nutritive direttamente nello stomaco. L’alimentazione artificiale è fondamentale per evitare il soffocamento e la polmonite ab-ingestis (che si verifica quando i cibi imboccano le vie respiratorie).
  • Ventilazione meccanica: necessaria in pazienti che perdono la capacità di respirare autonomamente. Il paziente è collegato, tramite un tubo, a uno strumento, che gli consente di respirare.
  • Psicoterapia: fondamentale in quanto la SLA non altera in modo significativo le funzioni cognitive e la diagnosi si accompagna frequentemente a depressione del tono dell’umore.

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