Cefalea

La cefalea, comunemente chiamata mal di testa, è una sensazione dolorosa, circoscritta o diffusa, continua, intermittente o sporadica, interessante il capo. Si può manifestare come patologia primaria o secondaria a un altro disturbo.
Le caratteristiche che permettono di descrivere la cefalea sono: sede del dolore, intensità percepita del dolore su una scala da 1 a 10, durata del singolo attacco doloroso, numero di attacchi intercorsi in una settimana o in un mese, caratteristiche del dolore (pulsante, costrittivo, lancinante), presenza di altri sintomi che precedono, accompagnano o seguono l’attacco. Le cefalee si distinguono in primarie e secondarie. Queste ultime si accompagnano ad altri sintomi o condizioni cliniche.

Le cefalee primarie sono quelle forme in cui il mal di testa non è accompagnato ad altre patologie. Le forme più comuni di cefalea primaria sono:

  • Cefalea tensiva, di tipo costrittivo, definita spesso come “morsa alla testa” o come “dolore a casco”; può essere localizzata nella regione occipitale oppure diffusa a tutto il capo. Il mal di testa è persistente, ma generalmente di intensità lieve o moderata, tale da non limitare le attività quotidiane. Solitamente il dolore risponde ai comuni antinfiammatori che però, non agendo sulla causa scatenante, vengono assunti per lunghi periodi di tempo senza sortire un reale beneficio clinico. Esistono altre categorie di farmaci che invece hanno un effetto preventivo riducendo l’intensità e la frequenza degli attacchi dolorosi.
  • Emicrania, dolore di tipo pulsante, solitamente monolaterale all’esordio, localizzato in regione frontale sopraorbitaria o a livello della tempia che tende successivamente ad estendersi anche all’altro lato. Si manifesta con attacchi di durata variabile da 3 ore a 3 giorni, e di intensità solitamente tale da limitare le attività quotidiane e costringere la persona a letto. L’attacco può essere preceduto da un fenomeno chiamato aura ed accompagnato da nausea, vomito (in seguito al quale migliora la sintomatologia dolorosa), fotofobia (sensibilità alla luce), fonofobia (sensibilità ai rumori), osmofobia (sensibilità agli odori), cinetofobia (necessità di mettersi a letto) o irrequietezza e irritabilità. Quando gli attacchi sono frequenti l’emicrania può diventare invalidante. In questi casi alla comparsa del dolore, quando è ancora sopportabile, è bene assumere la terapia sintomatica (antinfiammatori o triptani) e, in casi selezionati optare per una terapia profilattica volta a ridurre intensità e frequenza degli attacchi nel lungo termine.
  • Cefalea a grappolo, dolore molto intenso, di tipo trafittivo (descritto come una pugnalata), unilaterale, solitamente in sede sopraorbitaria. Gli attacchi si raggruppano in “cluster”, in un determinato periodo dell’anno e solitamente alla stessa ora, a frequenza quotidiana o pluriquotidiana. Gli attacchi sono sempre di breve durata (da 15 minuti a 3 ore), si accompagnano ad irrequietezza, arrossamento della congiuntiva (occhio), lacrimazione e rinorrea dallo stesso lato del dolore. Il dolore è intenso ed invalidante, necessita dunque di una terapia che agisca rapidamente (triptano per via intramuscolare, nasale) e di una terapia profilattica per tutta la durata del cluster (a base di corticosteroidi e calcio-antagonisti).

Le cefalee secondarie si associano ad una molteplicità di patologie in cui la cefalea, intesa come sintomo, si accompagna ad altre manifestazioni cliniche.
La cefalea può presentarsi in caso di:

  • ernie discali cervicali, associata a cervicalgia o cervico-brachialgia;
  • disfunzioni dell’articolazione temporo-mandibolare, insieme a dolore alle tempie, percezione di un rumore detto “click” mandibolare in fase di apertura della bocca;
  • bruxismo, nevralgie craniche e dolori facciali;
  • stati infettivi o infiammatori, accompagnata a febbre e dolori scheletrici, muscolari o in altri distretti corporei (ad es. sinusite);
  • patologie internistiche (ipertensione arteriosa, sindrome delle apnee notturne), disturbi digestivi, respiratori;
  • traumi cranici;
  • patologie neurologiche come rottura di aneurisma cerebrale, dissezionedell’arteria carotide o vertebrale, arterite temporale, ictus o attacco ischemico transitorio, trombosi venosa cerebrale, meningite, encefalite, idrocefalo;
  • patologie oculistiche (glaucoma, deficit visivi refrattivi).

La figura medica specializzata nella diagnosi e cura della cefalea è il neurologo. Il compito dello specialista è complesso: formulare una corretta diagnosi differenziale tra cefalea primaria e forme secondarie, indagando le eventuali cause scatenanti. In caso di dubbi diagnostici, o quando la situazione lo richiede, consiglierà in aggiunta esami strumentali di approfondimento e prescriverà una terapia farmacologica specifica.

La cefalea può giovarsi di numerosi farmaci che appartengono a categorie farmacologiche diverse, scelti in base alle caratteristiche degli attacchi in termini di qualità, quantità ed intensità. I FANS, comuni antinfiammatori non steroidei, utili sia in caso di attacco di cefalea tensiva sia emicranica, dovrebbero essere assunti alla comparsa dei primi sintomi, e bisognerebbe poi attendere in condizioni di riposo l’effetto terapeutico. I Triptani, farmaci specifici per l’emicrania, andrebbero assunti ai primissimi sintomi dolorosi (non durante l’aura). In caso di attacchi di cefalea ravvicinati e frequenti, sia di tipo tensivo che emicranico, allo scopo di ridurre la frequenza e l’intensità dei sintomi e controllare la sintomatologia dolorosa evitando l’uso sconsiderevole fino all’abuso di FANS, bisognerebbe associare una terapia profilattica. In caso di cefalea a grappolo è sempre consigliabile praticare la terapia profilattica composta da farmaci appartenenti a diverse classi farmacologiche (betabloccanti, calcio antagonisti, miorilassanti, steroidi). Formulare la corretta diagnosi è essenziale per adeguare una terapia appropriata e specifica.

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Tabella riassuntiva

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